Rapporto sulla trasparenza
Sorveglianza su Internet: chi possono sorvegliare le autorità e quando?
Nell’ambito delle loro indagini, le autorità di perseguimento penale possono sorvegliare il traffico Internet privato delle persone. In questi casi, gli Internet provider devono fornire alle autorità in modo retroattivo le informazioni basate sui cosiddetti metadati (ovvero i dati di traffico conservati) o persino consentire la sorveglianza in tempo reale del traffico dati. Tuttavia, la sorveglianza è ammessa solo a determinate condizioni. Se nel 2019 Init7 ha fornito informazioni sulle richieste di IP solo in 4 casi, nel 2024 i casi sono saliti a 68! Questo aumento registrato negli ultimi anni è dovuto al fatto che gli ostacoli per le richieste di sorveglianza si riducono sempre più.

Il Servizio SCPT
Le richieste di sorveglianza sono di competenza deI Servizio Sorveglianza della corrispondenza postale e del traffico delle telecomunicazioni (SCPT). Il Servizio SCPT fa parte del Dipartimento federale di giustizia e polizia (DFGP). Come risulta da informazioni interne al Servizio SCPT, questo garantisce che la sorveglianza sia effettuata in conformità con la legge e lo Stato di diritto e che la sfera privata della popolazione sia tutelata.
Sorveglianza retroattiva vs sorveglianza attiva
In linea di principio si distingue tra sorveglianza retroattiva e sorveglianza attiva. Nella sorveglianza retroattiva si attinge ai dati memorizzati, i cosiddetti metadati. La sorveglianza attiva consiste nel controllo in tempo reale, che consente alle autorità di accedere a ulteriori dati.
Sorveglianza retroattiva
I fornitori di servizi Internet devono conservare i metadati di ogni persona per sei mesi. Grazie ai metadati, la sorveglianza retroattiva consente di sapere con chi, quando, per quanto tempo e da dove una determinata persona è stata in contatto via Internet. Si ottengono inoltre i dati tecnici del collegamento. Vedere il sito web della Società digitale per un esempio (in tedesco).
Sorveglianza attiva
La sorveglianza attiva consente di monitorare il flusso dati in tempo reale. Le autorità di perseguimento penale possono così accedere a ulteriori informazioni, per esempio i contenuti dei messaggi in entrata e in uscita (e-mail, chat) o delle conversazioni (telefonia via Internet).
Le autorità, quando sono autorizzate a sorvegliare qualcuno?
La Legge federale sulla sorveglianza della corrispondenza postale e del traffico delle telecomunicazioni autorizza la sorveglianza di persone nei seguenti casi:
- nell’ambito di un procedimento penale
- per l’esecuzione di domande di assistenza giudiziaria
- nell’ambito della ricerca di persone scomparse
- nell’ambito della ricerca di persone condannate a una pena detentiva o nei confronti delle quali è stata disposta una misura privativa della libertà
- nell’ambito dell’applicazione della Legge federale sulle attività informative
Nell’ambito di un procedimento penale, la sorveglianza può essere disposta solo se è forte il sospetto che sia stato commesso un reato penale e se la gravità di tale reato giustifica la sorveglianza. Inoltre, la sorveglianza è consentita solo per determinati reati penali e se gli atti istruttori precedenti si sono rivelati infruttuosi o se le indagini senza sorveglianza sarebbero vane o comporterebbero difficoltà sproporzionate.
Nel 2020, più della metà dei casi di sorveglianza riguardava reati patrimoniali, seguiti dai reati contro la Legge sugli stupefacenti.

La rete Tor impedisce la sorveglianza
La memorizzazione dei metadati e le conseguenti sorveglianze avvengono sulla base dell’indirizzo IP utilizzato. Ogni dispositivo connesso a Internet utilizza un proprio indirizzo IP, che consente di assegnare le connessioni e i flussi di dati ai rispettivi dispositivi e di identificare chi c’è dietro. Volendo, però, è possibile nascondere l’indirizzo IP utilizzando la rete Tor.
La rete Tor consente di mantenere segreto il proprio indirizzo IP e quindi di muoversi in modo anonimo su Internet. Se una persona utilizza la rete Tor, i dati raccolti con la sorveglianza non sono significativi, perché l’indirizzo IP della persona è utilizzato anche da altri utenti della rete Tor. Per il perseguimento penale, questo rende molto più difficile – ma non impossibile – identificare il dispositivo da cui è stato effettivamente inviato un pacchetto di dati.
Si dice anche che i procuratori stessi curiosino nella rete Tor per intercettare il traffico dati. Le reti Tor non assicurano quindi un traffico dati totalmente segreto. Inoltre peccano di notevoli perdite di prestazioni.
Richieste dell’SCPT a Init7
Negli ultimi anni il numero di richieste dell’SCPT è lievitato. Init7 ha risposto fornendo le cosiddette «informazioni semplici». Le informazioni semplici possono riferirsi a metadati, ma non necessariamente. Per esempio, un’informazione semplice può contenere solo il nome e l’indirizzo di un determinato collegamento.

Al notevole aumento delle informazioni ha probabilmente contribuito il fatto che dal 2020 le autorità cantonali di perseguimento penale non debbano più pagare il Servizio SCPT per le richieste, così come stabilito dal Consiglio federale nell’Ordinanza sugli emolumenti e le indennità per la sorveglianza della corrispondenza postale e del traffico delle telecomunicazioni (art. 3 cpv. 4b). Probabilmente, l’abolizione dell’emolumento incoraggia le autorità di perseguimento penale a presentare molte più richieste di quanto effettivamente necessario.
I fornitori di servizi Internet non ricevono un’indennità appropriata
Per le aziende che forniscono le informazioni questo è un problema, perché di fatto i costi dell’evasione delle richieste sono a loro carico. Nel 2018, l’indennità che i provider obbligati a collaborare ricevono dal Servizio SCPT per una informazione semplice è stata ridotta da 250 a 3 franchi. Questo nonostante la LSCPT (art. 38) preveda un’equa indennità per i provider.
Init7 ha intentato una causa contro questa massiccia riduzione dell’indennità. In base agli atti giudiziari, Init7 impiega 37 minuti per un’informazione semplice. L’indennità di 3 franchi è pertanto tutt’altro che appropriata. Il Tribunale amministrativo federale si è pronunciato a favore di Init7 nella sentenza del 10 giugno 2020, ma il Tribunale federale ha successivamente ribaltato la decisione con la sentenza del 27 luglio 2021. Evidentemente, il Tribunale federale non ha voluto smentire il Consiglio federale, che secondo Init7 (e secondo il Tribunale amministrativo federale) ha chiaramente ecceduto i suoi poteri discrezionali.
La sentenza del Tribunale federale ci sembra un ulteriore passo verso l’espansione della sorveglianza in Svizzera. È in linea con la tendenza, osservata da anni, di espandere costantemente la sorveglianza.
Ulteriori informazioni
- Art. 1 LSCPT: Campo d’applicazione materiale della sorveglianza della corrispondenza postale e del traffico delle telecomunicazioni
- Art. 269 CPP: Condizioni per la sorveglianza della corrispondenza postale e del traffico delle telecomunicazioni
- Rapporto annuale 2020 Servizio SCPT
- Statistiche sulle sorveglianze disposte in Svizzera
- Ordinanza sugli emolumenti e le indennità per la sorveglianza della corrispondenza postale e del traffico delle telecomunicazioni
- Articolo di approfondimento «Fischzüge des Überwachungsstaats», pubblicato sulla rivista online Republik (in tedesco)
- Init7 e la protezione dei dati