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05.05.2022
aggiornato l’ultima volta il 10.01.2025

To peer or not to peer: cartelli su Internet

Chi utilizza Internet riceve e invia dati attraverso numerosi router collegati tra loro in reti (i cosiddetti sistemi autonomi). Tale scambio di dati può essere gratuito o può comportare oneri a carico dei sistemi autonomi. E poiché il mercato è poco regolamentato, offre ai potenti sistemi autonomi la possibilità di controllare la concorrenza e massimizzare i propri profitti. Ne è un esempio il cartello tra Swisscom e Deutsche Telekom, con cui sono attualmente alle prese le autorità svizzere.

Su Internet lo scambio di dati è costante. Chi accede a un sito web invia una richiesta al server sul quale sono salvati i contenuti del sito. Il server invia quindi al dispositivo richiedente i contenuti del sito web.

Tuttavia, tale scambio di dati non avviene direttamente tra A e B, ma indirettamente attraverso reti di router collegati. In questo modo tutti possono comunicare con chiunque e, in linea di principio, hanno accesso a tutti i contenuti di Internet. Queste reti di router sono denominate sistemi autonomi (Autonomous System, AS).

Internet è costituito da decine di migliaia di AS globali collegati tra loro, direttamente o indirettamente. I dati vengono inviati e ricevuti tra i diversi AS. Un AS ha un numero univoco a livello globale e può essere composto da un solo router o da diverse migliaia di router. I gestori degli AS sono fornitori di servizi Internet come Init7 con numero AS AS13030.

Sistemi autonomi; fonte: www.elektronik-kompendium.de

Interconnessione

Chi ha un abbonamento Internet con Init7 fa parte dell’AS di Init7. Tuttavia, affinché i clienti Init7 possano connettersi anche con destinazioni che non rientrano nell’AS di Init7, quest’ultimo è collegato in rete con altri sistemi autonomi. In questo modo i dati possono passare attraverso diversi AS fino a raggiungere la loro destinazione. Questa interconnessione di due AS si chiama appunto interconnessione. Lo scambio di dati avviene nei cosiddetti punti di interconnessione. Qui gli AS si collegano tramite un esclusivo cavo in fibra ottica (PNI Private Network Interconnect) o tramite un Internet Exchange.

Trai i più importanti punti di interconnessione in Svizzera si annoverano data center neutrali come Equinix (Zurigo) e Interxion (Glattbrugg), ma anche centri di ricerca come il CERN (Ginevra).

Peering

Il peering è un tipo di interconnessione in cui due AS si scambiano dati tra i loro rispettivi clienti (ad es. scambio di posta elettronica tra il cliente Init7 X e il cliente Swisscom Y). Nello scambio di dati non sono coinvolti altri AS.

L’interconnessione comporta un certo impegno per gli AS. Tuttavia, poiché in linea di principio l’onere del peering è lo stesso per entrambi gli AS, di solito si accordano su uno scambio senza addebito della commissione corrispondente. Di solito il peering è quindi «gratuito», e in questo caso si parla anche di «peering zero-settlement» (peering a regolamento zero).

Transit

Tuttavia, non tutti gli AS sono in grado di connettersi direttamente tra loro, perché non è disponibile un punto di interconnessione comune o perché il volume di dati di interconnessione è troppo ridotto e non vale la pena di investire nell’hardware associato alla realizzazione di un peering.

In questo caso un AS usufruisce del transito da un altro AS. Ciò significa che l’AS non trasmette i propri dati direttamente all’AS di destinazione, ma lo fa tramite un fornitore di servizi di transito, ovvero un cosiddetto «AS intermedio». Il fornitore di servizi di transito garantisce che i dati possano essere inviati (direttamente o indirettamente) a tutte le reti in tutto il mondo (mediante propri accordi di peering o di transito). Ciò comporta costi aggiuntivi che devono essere sostenuti dal richiedente del transito.

Sistemi autonomi e interconnessioni; fonte: Wikipedia

Gerarchia dei sistemi autonomi

Gli AS sono classificati in reti Tier 1, Tier 2 o Tier 3 a seconda delle dimensioni. Non esiste una definizione ufficiale dei singoli livelli e la delimitazione non è sempre del tutto chiara. In linea di massima, le tre categorie possono essere definite come segue.

  • Tier 1: i fornitori di rete di questo livello gestiscono reti di grandi dimensioni, per lo più globali, e devono raggiungere tutti gli altri AS Tier 1 tramite peering, senza dover quindi richiedere connessioni di transito per il traffico dati. Offrono servizi di transito agli AS più piccoli.
  • Tier 2: i fornitori di reti Tier 2 comprendono fornitori di servizi di media grandezza, per lo più nazionali, che possono gestire gran parte del loro traffico dati senza transito. Sono al tempo stesso fornitori e utenti di servizi di transito. Init7 è un fornitore di rete Tier 2 che raggiunge circa il 65% di tutte le destinazioni Internet globali tramite peering. Attraverso questi peering, Init7 gestisce circa il 98% del traffico totale di dati.
  • Tier 3: comprende fornitori di servizi più piccoli, per lo più regionali, o imprese che non dispongono di collegamenti di peering diretti e dipendono esclusivamente dal transito.

Chi paga il traffico?

Nella telefonia tradizionale si applica il principio «Calling party pays», ovvero «chi chiama paga»: chi effettua una chiamata (quindi chiede i dati) si fa carico dei relativi costi. Applicando lo stesso principio a Internet, il cliente finale è il «chiamante», in quanto è colui che richiede dati (ad es. un video Netflix). Pertanto il traffico dati viene generato dal cliente finale e non dal fornitore di contenuti.

Ciononostante, si sono affermati i già citati peering zero-settlement senza compensazione, che vengono applicati quasi ovunque. Questo perché non fa alcuna differenza quale partner di peering invia la maggior quantità di dati, poiché il costo dell’infrastruttura non dipende dalla direzione in cui vengono trasmessi i dati. Il traffico è quindi «gratuito», perché ogni partner sostiene i propri costi. Il vantaggio è dato per entrambe le parti perché entrambe risparmiano sui costi di transito («mutual benefit»).

Come alcuni fornitori di rete sfruttano il proprio potere

Alcuni grandi fornitori di servizi Internet hanno tuttavia invertito il principio di «chi chiama paga» e chiedono a fornitori di contenuti come Netflix e simili denaro per il peering (da «calling party pays» (chi chiama paga) a «sending party pays» (chi invia paga)). Ciò è dovuto al fatto che la quantità di dati inviati dal fornitore di contenuti è di gran lunga superiore a quella del cliente finale, anche se è quest’ultimo a richiedere i dati.

Come arriva il contenuto al cliente; fonte: Level3

Questo principio può essere applicato in quanto i fornitori di servizi Internet detengono un monopolio tecnico sui loro clienti finali: alla fine non importa da dove proviene il traffico, deve sempre passare per un punto di interconnessione evidenziato in giallo nel grafico. In questi punti di interconnessione, il fornitore di rete può fare per così dire da buttafuori. Solo chi supera il «controllo facciale» può entrare. Per rendere più difficile l’accesso, alcuni fornitori di rete non adeguano la capacità di interconnessione alle reali esigenze. In altre parole, fanno in modo che le linee siano sovraccariche e che i dati rimangano bloccati (comportamento passivo-aggressivo). Di conseguenza i video procedono a scatti. In questo modo il fornitore di contenuti si vede costretto a pagare per le estensioni di capacità.

Le dimensioni contano

Quanto più un fornitore di rete è grande, tanto più è probabile che possa approfittare di questo monopolio tecnico. Tuttavia, indipendentemente dalle dimensioni, molti grandi fornitori di rete in Europa e anche a livello globale si sono sempre più convinti di sfruttare il potenziale della situazione. In un certo senso, si punta la pistola alla tempia del fornitore di contenuti e si minaccia: «Se non paghi il peering i tuoi dati rimarranno bloccati!». I fornitori di rete più piccoli tendono a unirsi a quelli più grandi per estorcere più denaro ai fornitori di contenuti. Un po’ come nei film sulla mafia.

Fonte: Unsplash

#Netflixgate

Nella primavera del 2016 si è verificato in Svizzera un noto caso di ricatto di questo tipo che ha fatto notizia con l’hashtag #Netflixgate.

Il #Netflixgate è stato lanciato dal satirico Viktor Giacobbo con questo tweet:

Traduzione: @Swisscom_Care Pensate di risolvere finalmente il problema Netflix o dobbiamo passare alla concorrenza? @NetflixDE @Swisscom_de

All’epoca Swisscom ha rifiutato a Netflix il peering zero-settlement con l’intento di costringere la società a pagare per il peering. Tuttavia, Netflix non si è lasciata intimorire e ha abbandonato i clienti della rete Swisscom nella congestione dei dati, «lasciandoli cuocere nel loro brodo» (di pixel). In breve: dopo soli cinque giorni, Swisscom ha ceduto e ha acconsentito a un peering zero-settlement con Netflix. Era troppo grande il timore che i clienti della banda larga scappassero in massa e passassero alla concorrenza.

Le dimensioni hanno quindi un ruolo importante anche per un provider di contenuti e un popolare provider attivo a livello globale come Netflix può senz’altro mettere in ginocchio un provider di medie dimensioni come Swisscom (nel contesto globale). I fornitori di contenuti più piccoli con un’offerta meno popolare, che può interessare solo un gruppo marginale, devono soddisfare le esigenze monetarie dei grandi provider o abbandonare il loro modello di business. In alternativa si può optare per le lunghe e complesse vie legali. Nel 2012 Swisscom ha cercato di imporre a Init7 tariffe di peering di questo tipo. Dopo che un tribunale civile ha dichiarato di non essere competente in materia, a marzo 2013 Init7 ha presentato una richiesta di interconnessione con Swisscom all’autorità di regolamentazione delle telecomunicazioni della Svizzera, la Commissione federale delle comunicazioni ComCom.

Il cartello di Swisscom e di Deutsche Telekom

Nel corso del procedimento è emerso che Swisscom e Deutsche Telekom hanno stipulato accordi che quasi obbligano altri AS a trasmettere a Swisscom i propri dati via transito a pagamento tramite Deutsche Telekom.

Nel dettaglio, funziona come segue.

Come previsto, i fornitori di contenuti come Netflix o Zattoo inviano grandi quantità di dati ai loro clienti quando questi guardano i video. Se il cliente ha stipulato un abbonamento Internet presso Swisscom, i fornitori di contenuti devono in qualche modo inviare i loro dati agli AS di Swisscom.

In teoria ciò sarebbe possibile tramite peering (direttamente verso Swisscom o tramite altri AS). Swisscom tuttavia non accetta il peering gratuito, ma chiede ai fornitori di contenuti di pagare per i dati. Ciò è motivato col fatto che il rapporto tra la quantità di dati trasmessi e quella di dati ricevuti è fortemente asimmetrico.

Ora i fornitori di contenuti potrebbero inviare i loro dati a Swisscom indirettamente tramite altri AS. Tuttavia, poiché Swisscom utilizza esclusivamente Deutsche Telekom come operatore di transito per la sua ampia base di clienti privati, prima o poi i dati passano attraverso la sua rete, a meno che non vi sia un peering diretto tra il fornitore di contenuti e Swisscom.

Come «soluzione», Deutsche Telekom offre ai fornitori di contenuti servizi di transito a pagamento verso l’AS della sua «vassalla» Swisscom, che a sua volta beneficia delle dimensioni di Deutsche Telekom e aumenta il suo potere di mercato. Inoltre, Swisscom riceve da Deutsche Telekom una parte dei ricavi derivanti dal peering a pagamento forzato sotto forma di rimborsi. E Deutsche Telekom può imporre un doppio pagamento, poiché riceve già denaro per il collegamento dai clienti della banda larga.

I fornitori di contenuti non hanno quindi altra scelta che pagare per l’invio dei loro dati. E Swisscom incassa direttamente tramite peering a pagamento o indirettamente tramite il denaro di Deutsche Telekom. Allo stesso tempo, i clienti finali pagano il prezzo dell’abbonamento per poter ricevere dati. Riprendendo il paragone con la conversazione telefonica, la chiamata è a carico di chiamante e chiamato al tempo stesso. Ciò non solo è deprecabile, ma anche contrario al diritto dei cartelli, in quanto il monopolio tecnico fa sì che Swisscom detenga una posizione dominante sul mercato.

Il processo di interconnessione

Come già accennato, nel 2012 Init7, in qualità di provider di servizi di transito del fornitore di contenuti Zattoo, ha dovuto fare i conti con un simile ricatto da parte di Swisscom. All’epoca Swisscom limitò la capacità di peering necessaria a circa il 20% del precedente volume di dati senza preavviso. Questo ha fatto sì che Init7 non potesse più trasmettere i dati di Zattoo nella qualità desiderata e che gli utenti Zattoo si trovassero «impantanati». Zattoo si è vista costretta ad acquistare capacità di peering da Swisscom per un breve periodo e di conseguenza Init7 ha perso questo cliente. Init7 ha quindi chiesto alla ComCom di disporre di un’interconnessione con Swisscom orientata ai costi ai sensi dell’art. 11 della Legge sulle telecomunicazioni (LTC). I costi effettivi sono pari a CHF 0.00, che corrispondono al peering zero-settlement. Nel luglio 2018 la ComCom ha respinto la richiesta di Init7, ritenendo che Swisscom non detenesse una posizione dominante sul mercato, contrariamente al parere della Commissione della concorrenza (COMCO). Init7 ha presentato ricorso contro tale decisione presso l’apposita istanza, il Tribunale amministrativo federale TAF. Con la sentenza di aprile 2020, il TAF ha annullato la decisione della ComCom e ha respinto la procedura per una nuova valutazione.

Infine, il 19 dicembre 2024, dopo la perizia di parte di Init7 e Swisscom, la ComCom ha disposto una nuova perizia della COMCO e una valutazione del Sorvegliante dei prezzi a favore di Init7. Le spese processuali superiori a 170 000 franchi sono a carico di Swisscom. Tuttavia, la decisione non è ancora passata in giudicato, ci si aspetta che Swisscom presenti ricorso al TAF contro la decisione della ComCom e che il procedimento si protragga ulteriormente.

La decisione di 90 pagine della ComCom può essere riassunta nei seguenti punti:

  • Swisscom detiene una posizione dominante sul mercato rilevante (l’accesso ai propri clienti finali, che deriva dal monopolio tecnico descritto) anche per il periodo a partire dal 2016. Per questo Swisscom deve garantire un accesso, ossia l’interconnessione, orientato ai costi.
  • L’interconnessione (peering) e il transito IP sono prestazioni preliminari indispensabili per i collegamenti Internet dei clienti finali.
  • Ai sensi della Legge sulle telecomunicazioni (LTC) e della Legge sui cartelli (LCart), in caso di posizione dominante sul mercato di un fornitore, la ComCom ha il compito di garantire la concorrenza mediante misure regolamentari, altrimenti i piccoli fornitori non avrebbero alcuna possibilità di accedere al mercato e di affermarsi.
  • La direzione del traffico dati (in entrata o in uscita) è irrilevante ai fini del calcolo dei costi.
  • Nella stragrande maggioranza dei casi, il traffico dei fornitori di contenuti è causato dai clienti finali, che ad esempio richiedono un video su YouTube. I clienti finali pagano già per la connessione a banda larga e devono sostenerne le spese.
  • I costi di interconnessione effettivamente imputabili riguardano solo le porte del router e il cavo tra i due partner di peering. Poiché entrambi i partner devono sostenere gli stessi costi, il compenso mensile dovuto è pari a CHF 0.00, che corrisponde allo standard zero-settlement.
  • Swisscom non può rifiutare gli upgrade necessari; un upgrade è necessario per un volume pari al 50% della capacità nominale. Il valore misurato è il metodo del 95° percentile utilizzato nel settore.

La decisione della ComCom è da considerarsi un grande successo, che si diffonderà ben oltre le parti in causa in Svizzera. Le autorità di regolamentazione all’estero la esamineranno attentamente e si spera che anche altrove i provider di contenuti avviino procedimenti contro l’abuso di potere di mercato degli incumbent e di altri grandi fornitori di servizi di accesso. Vi sono infatti aspirazioni politiche che vanno esattamente nella direzione opposta. ETNO, l’associazione europea degli incumbent, si è recentemente ribattezzata con il nome innocente di «Connect Europe», ma in realtà è un’organizzazione di lobby molto agguerrita all’interno del Parlamento europeo che cerca incessantemente di influenzare la legislazione a vantaggio dei suoi clienti. Le modalità sono dimostrate dall’impegno di alcuni membri dell’ETNO:

I fornitori di contenuti devono investire nell’ampliamento della rete

Nel febbraio 2022, quattro dei maggiori provider Internet dell’UE hanno chiesto ai fornitori di contenuti di sostenere una parte dei costi dell’estensione della fibra ottica. Questo perché i fornitori di contenuti sarebbero responsabili della maggior parte del traffico dati. Questa richiesta è tuttavia ingiustificata, poiché i responsabili del traffico dati sono in ultima analisi i clienti finali di questi provider Internet: cliccando sul pulsante «Play» del video richiedono i dati. Inoltre, i fornitori di rete e i fornitori di contenuti vengono risarciti con il rispettivo canone di abbonamento per l’invio dei dati. Il modo in cui l’UE affronterà la richiesta non è ancora chiaro. Tuttavia, i lobbisti dei provider sembrano avere successo con la loro fantasiosa narrazione. È quindi ancora più importante che, con la ComCom, un’autorità di regolamentazione europea abbia adottato per la prima volta una decisione contro il monopolio dei grandi operatori.

La narrazione fantasiosa della Deutsche Telekom

Traduzione: «Cinque gruppi causano il 50% del traffico dati in Germania. Dovrebbero pagarlo». Timotheus Höttges, amministratore delegato Telekom nel «mondo»